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Amici Parco della Battaglia Gruppo Storico Risorgimentale 23 marzo 1849 | |||
La Battaglia |
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LA
BATTAGLIA DI NOVARA DEL 23 MARZO 1849 |
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La battaglia combattuta a Novara il 23 marzo 1849, pur rappresentando una sconfitta dolorosa per il Regno sardo-piemontese e per gli ideali di unità e libertà d’Italia, segnò il momento fondamentale di svolta nel Risorgimento: dalla fase degli slanci eroici ma senza programmazione e coordinamento, alla fase della preparazione metodica - economica, politica e diplomatica - che portò in un decennio al coronamento degli obiettivi. | ||
Il 12 marzo 1849 il governo piemontese aveva denunciato l’armistizio stipulato il 9 agosto dell’anno precedente, al termine della prima campagna della 1ª guerra d’Indipendenza, e aveva deciso di riprendere le armi contro l’Impero Asburgico. Il 20 marzo, al comando del generale polacco Alberto Chrzanowski - scelto all’estero a causa dei contrasti e delle invidie in seno ai vertici dell’Armata sarda - l’esercito passò il Ticino all’altezza di Magenta. Ma gli Austriaci avevano a loro volta varcato il fiume a Pavia e fatto irruzione nel territorio sabaudo. |
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Approfittando del vuoto lasciato
dal generale Ramorino, che - disobbedendo agli ordini - non aveva
occupato con la sua Divisione la posizione assegnata, le truppe
dell’anziano feldmaresciallo Radetzky (82 anni) dilagarono alle spalle
dei Piemontesi. Il 21 marzo alcuni reparti tennero testa al nemico alla
Sforzesca, nei pressi di Vigevano, ma in serata a Mortara due Divisioni
subirono una grave sconfitta. L’esercito ripiegò su Novara e qui fu deciso di dare la battaglia decisiva. Le due armate che si fronteggiavano disponevano rispettivamente: i Piemontesi di circa 45.000 fanti, 2.500 cavalieri e 109 cannoni; gli Austriaci approssimativamente di 70.000 fanti, 5.000 cavalieri e 205 cannoni. |
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La linea del fronte era estesa
circa tre kilometri e mezzo e correva nella campagna poco a sud di
Novara. La mattina del 23 marzo 1849, gli Austriaci avanzarono provenendo da Mortara con il 2° Corpo d’armata del generale D’Aspre ed il 3° del maresciallo Appel. Gli altri Corpi erano stati indirizzati da Radetzky in direzione di Vercelli, per tagliare l’eventuale ritirata. L’assalto del 2° Corpo asburgico avvenne verso le 11. D’Aspre, convinto di aver di fronte solo truppe di retroguardia, attaccò con decisione. La difesa ed il contrattacco della 3ª Divisione piemontese gli fecero comprendere di aver davanti l’intera armata di Carlo Alberto. Il generale austriaco chiese allora immediatamente rinforzi. Radetzky fece avanzare il 3° Corpo e ordinò anche alle altre grandi unità di convergere su Novara affrettando la marcia. |
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Dopo che un nuovo attacco del 2°
Corpo, guidato dall’Arciduca Alberto d’Austria, venne respinto, si
sviluppò - erano circa le 13 - la controffensiva piemontese condotta
dalla 4ª Divisione del Duca di Genova, figlio secondogenito del Re. Gli
Austriaci vennero scacciati dalle cascine attorno alla posizione
strategica della Bicocca - sobborgo a sud-est di Novara - e furono
costretti a ritirarsi in disordine. L’esercito asburgico era in chiara difficoltà, ma Chrzanowski non ritenne di ordinare l’attacco generale, anzi, fece richiamare le unità che stavano inseguendo il nemico. La sospensione dell’azione consentì agli Austriaci di riorganizzarsi e di tornare a premere sulle linee piemontesi. Venne ferito a morte il comandante della 3ª Divisione, generale Perrone. Verso le 16 l’offensiva nemica riprese con nuovo slancio, grazie alle forze fresche del 3° Corpo d’armata, giunte di rinforzo. Le cascine della Bicocca furono perse e riprese più volte. Attorno alle 17 il fianco sinistro sabaudo iniziò a cedere e, sul lato opposto, il 4° Corpo austriaco comparve a minacciare l’ala destra e il centro dello schieramento piemontese, tanto da costringere il Capo di Stato Maggiore gen. Alessandro La Marmora a ordinare la ritirata. Alle 18 la Bicocca era definitivamente perduta. |
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Alle 20 i combattimenti erano
cessati. I Piemontesi si erano ormai rinchiusi in gran parte entro le
mura di Novara, dove soldati sbandati si abbandonarono a violenze e
saccheggi. Alle 21,15 Carlo Alberto, che nel corso della giornata aveva più volte affrontato il pericolo, abdicò a favore del figlio Vittorio Emanuele. Il vecchio Re partì la notte stessa per l’esilio in Portogallo, dove sarebbe morto il successivo 28 luglio. La battaglia costò più di 5.000 uomini per parte tra morti, feriti, prigionieri e dispersi. L’entità e l’equivalersi delle perdite stanno ad indicare l’intensità e l’incertezza dei combattimenti. |
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La sconfitta di Novara ebbe il merito di insegnare agli Italiani che per sconfiggere l’Impero asburgico era necessario conseguire quattro obiettivi: 1) riorganizzare su basi più solide le forze armate; 2) sviluppare e rafforzare l’economia; 3) ottenere il favore diplomatico delle grandi potenze europee; 4) assicurarsi l’appoggio di un forte alleato militare. Proprio questi punti costituirono il programma politico di Cavour, che in capo a soli dieci anni riuscì - con l’aiuto della Francia di Napoleone III e l’iniziativa di Garibaldi - ad unificare l’Italia. Dunque la lezione della tragica giornata del 23 marzo 1849 non andò sprecata, ma fu lo stimolo alla riflessione politica che spalancò le porte dell’Italia moderna. |
ORDINE
DI BATTAGLIA DELL’ARMATA SARDA alla BATTAGLIA DI NOVARA |
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Comandante supremo: S.M. il Re Carlo Alberto Generale Maggiore: generale Woiciech (Alberto) Chrzanowski Capo di S.M.: generale Alessandro Ferrero della Marmora Sottocapo di S.M.: generale Luigi Fecia di Cossato Truppe a disposizione del Comando Supremo: 3°
e 4° Battaglione Bersaglieri;
3ª Batteria da Posizione; ½ della 10ª Batteria Modenese; 2ª Compagnia Pontieri; 1ª e 2ª Compagnia Minatori; 8ª Compagnia Zappatori; Parchi |
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I
Divisione
Comandante: generale Giovanni Durando - Brigata Aosta (5° e 6° Fanteria); - Brigata Regina (9° e 10° Fanteria); - 5ª Compagnia Bersaglieri; - Nizza Cavalleria; - 6ª e 8ª Batteria da Battaglia; - 2ª Compagnia Zappatori; - Parco Divisionale. |
II
Divisione
Comandante: generale Michele Bes - Brigata Casale (11° e 12° Fanteria); - Brigata Composta (17° e 23° Fanteria); - 6ª Compagnia Bersaglieri:; - Piemonte Reale Cavalleria; - 4ª Batteria da Battaglia; - 2ª Batteria da Posizione; - 3ª Compagnia Zappatori; - Parco Divisionale. |
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III
Divisione
Comandante: generale Ettore Perrone - Brigata Savoia (1° e 2° Fanteria); - Brigata Savona (15° e 16° Fanteria); - 7ª Compagnia Bersaglieri; - Genova Cavalleria; - 3ª e 7ª Batteria da Battaglia; - 6ª Compagnia Zappatori; - Parco Divisionale. |
IV
Divisione
Comandante: S.A.R. il Duca di Genova Ferdinando di Savoia - Brigata Piemonte (3° e 4° Fanteria) al comando del generale G. Passalacqua; - Brigata Pinerolo (13° e 14° Fanteria); - 8ª Compagnia Bersaglieri; - Aosta Cavalleria; - 9ª Batteria da Battaglia; - 4ª Batteria da Posizione; - 5ª Compagnia Zappatori; - Parco Divisionale. |
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V
Divisione (Lombarda) *
Comandante: generale Gerolamo Ramorino; - 1ª Brigata Lombarda (19° e 20° Fanteria); - 2ª Brigata Lombarda (21° e 22° Fanteria); - 6° Battaglione Bersaglieri; - Battaglione Studenti; - Legione Ungherese; - Legione Polacca; - Reggimento Cavalleggeri Lombardi; - Una Batteria da Battaglia; - Una Batteria da Posizione; - Una Compagnia Zappatori del Genio; - Parco Divisionale. |
Divisione
di Riserva
Comandante: S.A.R. il Duca di Savoia Vittorio Emanuele - Brigata Guardie (1° e 2° Granatieri Guardie, 6° Cacciatori Guardie); - Brigata Cuneo (7° e 8° Fanteria); - Savoia Cavalleria; - Novara Cavalleria; - 1ª e 2ª Batteria a Cavallo; - 1ª Batteria da Battaglia; - 1ª Batteria da Posizione. - 7ª Compagnia Zappatori; - Parco Divisionale. |
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Brigata
d’Avanguardia
Comandante: colonnello Belvedere - 18° Reggimento Fanteria; - 1°e 5° Battaglione Bersaglieri; - 3ª Batteria a Cavallo. |
3ª Brigata
Composta
Comandante: generale Paolo Solaroli - 30° Reggimento Fanteria; - 31° Reggimento Fanteria; - Battaglione Real Navi; - Battaglione Valtellinesi; - Battaglione Bergamaschi; - Due Squadroni di Cavalleria, - Batteria Lombarda; - 4ª Compagnia Zappatori. |
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Questa Divisione non prenderà parte agli scontri perché tagliata fuori
dai combattimenti in seguito alla disubbidienza di Ramorino.
Anche la VI Divisione di Lamarmora non prenderà parte alla Battaglia di Novara perché, inviata verso i Ducati Centrali, non farà in tempo a rientrare. |